Ismene, devi abbracciare tua sorella, è l’ultima volta che la vedi. Ragazzi, prima di dire la vostra sulla guerra dovete stare vicini, attaccati, e quando lanciate la vostra battuta dovere staccarvi dal guscio, come quando si esce da un ascensore affollato; ricordatevi che nella scena del patto dovete guardare tutti verso la stretta di mano. OK, ora che abbiamo definito gli oggetti di scena e che ognuno ha la propria parte non rimane altro da fare che allenare la memoria. Lo spettacolo sarà a fine a maggio e ci rimane poco tempo. Mercoledì 4 marzo 2020, aula magna della scuola media Leonardo da Vinci, ultimo giorno di “scuola”. Con queste raccomandazioni Klaus Saccardo,attore di teatro ed esperto esterno del teatro stabile di Bolzano, ha chiuso la prima parte del laboratorio di teatro, la cosiddetta fase in presenza. Neanche il tempo di ammortizzare il colpo dell’improvviso isolamento che il gruppo di teatro risponde al lockdown con lezione a distanza, seconda fase del laboratorio. Dall’aula magna alla schermata di Jitsi meet. Per una migliore connessione la fotocamera spesso rimane spenta. Una schermata nera, non si vedono nient’altro che le iniziali dei nomi dei ragazzi. Altro che movimenti di scena, strette di mano, oggetti-simbolo, abbracci, sguardi. Nulla. Solo voci. Nella seconda fase a guidare i ragazzi è dunque un’inversione di marcia: non più la memoria ma la lettura espressiva. Si allenano a leggere secondo piani differenti. I ragazzi sanno già leggere molto bene ma ora leggere vuol dire vivere in prima persona la drammaticità del testo. Scoprono un nuovo modo di vedere la sintassi, dove scorgono il luogo del pensiero, nella lettura vedono il fluire dei sentimenti e nella punteggiatura la mappa delle emozioni. Scoprono che il testo è come un dipinto: c’è sempre qualcosa che sta in primo piano e qualcosa che intenzionalmente sta sullo sfondo. Ma la vera scoperta è la potenza delle parole, che sembrano muoversi come attori in un palcoscenico.
Una grande quiete triste è caduta su Tebe e sul Palazzo vuoto. Adesso è finita, Antigone si è calmata, non sapremo mai da quale febbre. È Finita, quelli che credevano una cosa, quelli che credevano il contrario e quelli che non credevano in niente. Morti uguali, tutti. Adesso conoscete la storia della ragazzina che voleva bene a suo fratello, la storia di un re che non ascoltò suo figlio e rimase solo. Questa è la tragedia della ragazzina che il re seppellì viva nella caverna buia.Parole forti queste, potenti, eterne, in coda alla tragedia di Sofocle. I ragazzi si caricano di quella forza, si vestono di quella potenza appena scoperta e la loro voce diventa eterna. Da quel “nulla” della schermata buia e in un tempo che già in marzo sembrava poco, Klaus raccoglie gli audio delle parti recitate e li mette insieme. Nasce così il radiodramma di Antigone, uno spettacolo diverso da quello previsto ed immaginato: in scena solo un’immagine a figure rosse, ferma, apparentemente statica che sembra vibrare al palpitare delle parole. Uno spettacolo di voci che dà valore all’impegno dei ragazzi in entrambe le fasi del laboratorio teatrale, ma soprattutto dà risonanza alla più sorprendente delle scoperte: il loro talento come lettori, interpreti, attori. Shean Taumann, Emma Camisotti, Giulia Koka, Kristina Radionova, Giada Febbraro, Agim Camema, Melissa Hodoj, Beatrice Talic Campagna hanno partecipato al laboratorio di teatro e sono stati i protagonisti di questa indimenticabile esperienza. La prof.ssa Tiziana Carrozza, referente del progetto di teatro, ha seguito i ragazzi in tutto il loro percorso. Ed ecco il bellissimo radiodramma Antigone, realizzato dai ragazzi del laboratorio di teatro. Per poterlo ascoltare, cliccate sull’anteprima: ]]>